La via della seta: difficile immaginare espressioni così suggestive raccolte in poche semplici parole. Leggere queste poche parole, o sentirle solo pronunciare, evoca immediatamente nella nostra mente immagini di terre lontane ed esotiche, imperi ormai scomparsi ma che hanno fatto la storia, viaggi attraverso deserti sabbiosi al lento incedere di carovane di animali e uomini oppure attraverso aspri territori montuosi, commerci di beni preziosi poichè introvabili in alcune regioni, città di mercanti dove si svolgevano trattative incredibili e dove intere fortune venivano investite nel movimento di prodotti diversi tra di loro.
Pronunciare il nome “via della seta”, soprattutto per noi italiani, è riportare immediatamente alla mente il nome del famoso esploratore Marco Polo e della sua fantastica avventura. La sbalorditiva descrizione di quello che era l’impero cinese a cavallo tra il 1200 e il 1300 e tutte le grandi novità descritte dall’esploratore veneziano nel libro “Il milione”, libro che raccoglie le memorie del suo viaggio, dettate a Rustichello da Pisa durante il periodo della prigionia, ha ispirato generazioni di viaggiatori europei, tra i quali anche Cristoforo Colombo, e ha fornito importanti riferimenti e materiali di studio alla cartografia, oltre ad avere sicuramente influito sul nostro modo di immaginare questa rotta.
In realtà questa rotta commerciale esisteva già da alcuni secoli, ben prima di Marco Polo e, sebbene i commerci di merci erano l’aspetto principale della rotta, attraverso di essa poterono svilupparsi, ed espandersi, anche patrimoni immateriali come le idee, la scienza, le religioni, le invenzioni, la filosofia e altro ancora.
Tuttavia, l’espressione “via della seta” non risale al periodo in cui essa era attiva e prospera ma è di origine moderna. Questa è una locuzione coniata soltanto nel XIX secolo per descrivere un insieme di rotte commerciali e culturali tra l’Oriente e l’Occidente. Il nome apparve, infatti, per la prima volta nel 1877, quando il geografo tedesco Ferdinand von Richthofen pubblicò l’opera “Tagebucher aus China”. Nell’opera, von Richthofen nomina per la prima volta la Seidenstraße, ovvero la «via della seta».
Con essa non ci si riferisce, come anticipato, ad una rotta o ad un itinerario singolo o specifico, bensì si intende un reticolo di vie che si sviluppava per oltre 8.000 chilometri, lungo la direttrice oriente-occidente, e comprendeva vie terrestri, marittime e fluviali, lungo le quali si erano sviluppati i commerci tra i principali regni ed imperi dell’epoca, ai cui estremi erano l’impero romano e l’impero cinese.
Questi scambi commerciali e culturali furono determinanti per lo sviluppo e il fiorire delle antiche civiltà, della Cina, dell’India così come dell’antica Roma, ma furono di grande importanza anche nel gettare le basi del mondo medievale e moderno.
Un pò di storia
Non è facile poter stabilire una vera e propria data certa attraverso la quale si può “inaugurare” questa rotta, o meglio, questo insieme di rotte; le interpretazioni date dagli storici e dagli studiosi non sono univoche ma tutte hanno degli spunti di lettura particolarmente interessanti.
La via Reale Persiana
Secondo l’opinione prevalente di molti studiosi, le origini risalgono alla antica via reale persiana, un’antica strada fatta costruire dal re persiano Dario nel V secolo a.C. per consentire rapide comunicazioni all’interno del vasto impero. Il tragitto di questa via è stato ricostruito attraverso gli scritti di Erodoto, oltre, naturalmente, alle ricerche e ai ritrovamenti archeologici. Questa via si riteneva iniziasse sulle sponde del mare Egeo, nell’antica città di Sardi, capitale del regno di Lidia, e terminasse a Susa, antica capitale del regno di Elam. Il tragitto della via era di circa 3000 chilometri e, per un viaggiatore dell’epoca, percorrerla tutta significava impiegare almeno due mesi; per i corrieri imperiali, invece, continuamente riforniti di cavalli freschi alle varie stazioni lungo il tragitto, la distanza poteva essere percorsa nello stupefacente tempo di nove giorni, rendendo, di fatto, la via estremamente importante anche dal punto di vista militare.
Da Susa la via si divideva lungo due direttrici: una verso sud e quindi verso Persepoli mentre l’altra procedeva verso nord raggiungendo altri importanti centri dell’epoca, rappresentando il primo vero collegamento della storia tra oriente ed occidente.
Alessandro Magno e il periodo ellenistico
Il primo passo importante verso lo stabilirsi di comunicazioni regolari tra oriente e occidente (e viceversa) arrivò tuttavia con l’espansione dell’impero di Alessandro Magno in Asia Centrale, in Medio Oriente, fino alla valle dell’Indo nell’ attuale Pakistan e poco oltre l’attuale Afghanistan. Nel 329 a.C., all’imbocco occidentale della valle di Fergana, nell’odierno Tajikistan, egli fondò la città più remota dalla sua originaria Macedonia e decise di chiamarla Alessandria Eschate, ovvero “ultima Alessandria” o “Alessandria la lontanissima”.
Uno dei luogotenenti di Alessandro Magno, Nearco, che combattè accanto al re in tutte le campagne organizzate dal sovrano, messo a capo della flotta macedone, con l’incarico di esplorare le coste dell’impero, aprì una rotta commerciale dal delta dell’Indo fino al golfo Persico, e in seguito furono i suoi successori, impadronitisi dell’Egitto, a promuovere attivamente l’apertura di vie commerciali con la Mesopotamia, l’India e l’Africa Orientale attraverso i loro porti sul mar Rosso oltre che su percorsi terrestri carovanieri, inaugurando, di fatto, anche quella parte della via della seta che viene effettuata via mare.
I greci rimasero in Asia centrale per i successivi tre secoli, prima attraverso l’amministrazione dell’impero seleucide, e poi con l’istituzione del regno greco-battriano (250-125 a.C.) nella regione chiamata Battriana (che comprende il moderno Afghanistan, il Tagikistan e il Pakistan) e il successivo Regno indo-greco (180 a.C.-10 d.C.) nel moderno Pakistan settentrionale e in Afghanistan. Essi continuarono ad espandersi verso est, e ci sono indicazioni che potrebbero aver condotto spedizioni portando ai primi contatti noti tra la Cina e l’Occidente intorno al 200 a.C.
L’espansione cinese
Contestualmente alle vicende di Alessandro Magno e dei suoi discendenti durante il periodo del regno greco-battriano e indo-greco, intorno al 138 a.C., nell’Asia centrale l’imperatore cinese Wu della dinastia Han, preoccupato dalla minaccia del popolo Xiong Nu, considerati gli antenati degli Unni, incaricò uno dei suoi ambasciatori, Zhang Qian (conosciuto anche come Chang Chien) a sollecitare alleanze militari contro questo popolo e la minaccia che rappresentavano. Questo ambasciatore, in particolare, cercò di far stringere un’alleanza tra l’impero celeste e la popolazione degli Yuezhi. Egli iniziò un lungo viaggio attraverso deserti e montagne e, valicato il Pamir, riuscì ad incontrare gli Yuezhi nella regione Transoxiana, che corrisponde all’incirca alle attuali zone di Bukhara e Samarcanda, nell’odierno Uzbekistan. Non sapeva che il suo viaggio alla ricerca del potenziale alleato era destinato a diventare il ramo settentrionale della via cinese della Seta.
L’alleanza non si concretizzò e, quindi, la missione diplomatica si risolse con un insuccesso, ma l’ambasciatore, nel lungo periodo trascorso alla ricerca degli Yuezhi, gran parte del quale fu fatto prigioniero proprio dagli Xiong Nu, fece un dettagliato racconto che permise una approfondita conoscenza dell’Asia centrale.
Nelle sue osservazioni delle popolazioni incontrate, notò, in particolare, come i cavalli di Fergana, allevati dagli Dayuan, una popolazione che si ritiene essere composta proprio dai discendenti dei coloni greci insediati da Alessandro Magno, quindi correlata al regno greco-battriano (come era conosciuto ad occidente), fossero molto più forti e resistenti di quelli orientali. L’imperatore cinese fu molto interessato ad avere questi cavalli ritenendoli fondamentali per la sua guerra contro gli Xiong Nu e offrì oro per poterne avere a sufficienza per creare una forza di cavalleria. Il rifiuto dei Dayuan scatenò un conflitto con questi ultimi, che comportò un pesante assedio alla capitale del regno. La guerra si risolse solo con un accordo che permise all’imperatore cinese di entrare in possesso di oltre 3000 cavalli ma che gli impedì di conquistare il territorio dei Dayuan.
Con questi cavalli, decisamente più forti e robusti di quelli orientali, l’imperatore Wu riuscì a sconfiggere gli Xiong Nu. Tuttavia, lo stesso sovrano, anche alla luce delle informazioni ricevute dal suo ambasciatore Zhang Qian era perfettamente consapevole che la seta, prodotta già da molto tempo in Cina, avrebbe potuto essere un’ottima merce di scambio e così, semplicemente scambiando la seta per i cavalli, con le popolazioni che erano stabilite nelle zone verso ovest, si ritiene sia effettivamente iniziato il commercio lungo la via della Seta.
Fu dunque attraverso queste spedizioni diplomatico-commerciali-militari dei cinesi verso l’Asia Centrale e verso le zone occidentali che nel I secolo a.C. venne in essere quella che quasi due millenni più tardi sarebbe stata chiamata via della seta.
I parte – continua