Proseguiamo il nostro viaggio con la breve presentazione di alcuni paesi che sorgevano lungo le rotte della via della Seta, passando in rassegna gli aspetti più importanti della loro storia e alcune loro caratteristiche geografiche poiché essi hanno fatto parte e sono tuttora le principali destinazioni di Territori Asia e sono stati presenti nella nostra offerta fin dall’inizio della nostra attività.
Mongolia
La Mongolia è uno stato dell’Asia centro-orientale privo di accesso al mare, confinante a nord con la Russia e a sud con la Cina. Si estende per oltre 1.560.000 chilometri quadrati e grazie a questa estensione, è il 19° paese del mondo per grandezza, a fronte però, di una popolazione di poco superiore ai 3.000.000 di abitanti che, di fatto, lo rendono uno dei paesi con la minore densità al mondo. A questo proposito, è da notare il fatto che circa il 30% della popolazione è ancora oggi nomade e dedita principalmente all’allevamento mentre circa il 47 % della popolazione vive nella capitale Ulaan Baatar. Gran parte del territorio è coperto da steppe, ma la parte nord orientale è caratterizzata invece da rilievi montuosi che superano i 4.000 metri di altezza, mentre la parte meridionale è occupata dal deserto del Gobi.
La Mongolia è stata da sempre abitata da varie tribù nomadi. Il primo nucleo riguarda gli Xiongnu nel 209 a.C. Per far fronte alle incursioni distruttive di questo popolo, l’impero cinese decise la costruzione della Grande muraglia, che non sempre si rivelò efficace.
Dopo il declino della dinastia Xiongnu, furono i Rouran ad ascendere al potere dominando per secoli la Mongolia. Nel corso dei secoli VII e VIII, diverse tribù regnarono sulla Mongolia, tra cui gli Uiguri, i Khitan e i Jurchen, rendendo, di fatto, il paese diviso in numerose tribù collegate tra di loro attraverso alleanze transitorie e conflitti interni.
L’eroe nazionale mongolo fu però Temujin, noto universalmente come Gengis Khan, il quale unificò i territori mongoli e, nel giro di pochi anni, creò uno degli imperi più vasti della storia. Sotto i suoi successori l’impero arrivò ad estendersi fino all’odierna Polonia verso ovest, alla Corea a est, alla Siberia verso nord, fino al Golfo dell’Oman e al Vietnam verso sud. Dopo la morte di Gengis Khan, l’impero venne suddiviso in quattro regni (noti come khanati) che acquisirono sempre maggiore autonomia tra di loro.
Uno dei khanati, dopo aver invaso la Cina, distrusse definitivamente la dinastia Chin, dando vita alla dinastia Yuan per opera del nipote dei Gengis Khan, ovvero Kublai Khan. La dinastia Ming riprese il potere in Cina nel 1368 scacciando la corte mongola verso nord. L’avanzata militare dei Ming proseguì all’interno della Mongolia, con la conquista e la distruzione della capitale Karakorum; le conquiste cinesi azzerarono il progresso culturale e militare dell’era imperiale e cominciò così il tramonto dell’impero mongolo. Dopo la perdita della Cina, i mongoli continuarono a governare la Mongolia con il nome di dinastia nord dello yuan ma i secoli successivi furono segnati da violente lotte di potere tra le varie fazioni.
L’ultimo Khan mongolo fu Ligden Khan, il quale entrò in conflitto contro i manciù, saccheggiando gran parte delle città cinesi. Tuttavia, la sua morte permise ai manciù di riprendere il controllo dei territori perduti tanto che nel 1691 tutta l’odierna Mongolia si trovò sotto il dominio dei Qing. Le fiere popolazioni mongole cercarono di ribellarsi in diversi momenti per tornare indipendenti ma furono sempre sconfitti: i Manciù, per evitare le continue ribellioni, permisero allora una relativa autonomia, con la possibilità dell’amministrazione locale attraverso khanati ereditari e proibirono l’immigrazione cinese di massa, consentendo ai mongoli di preservare al loro cultura.
La dinastia Qing mantenne il controllo della Mongolia anche attraverso una serie di alleanze e matrimoni misti. Ma, nel 1911, con la caduta dei Qing, la Mongolia dichiarò l’indipendenza.
Nel 1919, dopo la Rivoluzione d’Ottobre in Russia, le truppe cinesi occuparono militarmente la Mongolia. Tuttavia, finita la guerra civile russa, il barone Roman von Ungern-Sternberg, uno dei capi della fazione Bianca nella Guerra civile russa, alla testa di un esercito eterogeneo, sconfisse i cinesi nel 1921 diventando quindi il dittatore militare e religioso della Mongolia. Un contingente bolscevico, inviato da Mosca per evitare che la Mongolia potesse diventare nemico, sconfisse il barone, permettendo che la Mongolia stessa dichiarasse ancora la propria indipendenza ma con il sostegno esterno dell’Unione Sovietica. Fu proprio grazie alle forze militari sovietiche che la Mongolia riuscì, durante la seconda guerra mondiale, a resistere all’invasione da parte dei giapponesi.
Alla fine della guerra mondiale, nel 1949, la Mongolia fu riconosciuta anche dalla Cina, la quale, in questo modo, si assicurò uno “stato-cuscinetto” al confine con la potenza sovietica. Con l’introduzione da parte di Mikhail Gorbachev della perestroika e della glasnost in Unione Sovietica, si è assistito alla pacifica rivoluzione democratica con l’emanazione nel 1992 di una nuova costituzione e l’abbandono del territorio da parte delle truppe sovietiche di stanza nel paese, permettendo così anche lo svolgimento di elezioni democratiche e l’introduzione di una economia di mercato.
La Mongolia non è propriamente stata interessata dalle rotte della Via della Seta ma, storicamente, sono stati proprio i mongoli, dopo la grande conquista e la fondazione dell’impero iniziata da Gengis Khan, a ristabilire i commerci lungo la tratta dopo che per diverse vicende storiche si erano affievoliti.
L’espansione dell’impero mongolo tra il 1215 al 1360 circa diede stabilità economica a tutto il territorio dell’impero e ristabilì l’importanza della via della seta come via di comunicazione tra l’est e l’ovest grazie al ferreo controllo esercitato dai mongoli stessi, che non permettevano insurrezioni o ribellioni contro il potere centrale.
Come già anticipato in uno degli articoli precedenti, questo periodo è stato definito dagli studiosi con il termine Pax mongolica. La via della seta fu riaperta e i traffici, sempre sotto lo stretto controllo dei mongoli, fiorirono. I prezzi dei beni scambiati diminuirono e questo agevolò soprattutto i commercianti europei che ripresero i loro commerci lungo la direttrice est-ovest ma anche i viaggiatori, i quali poterono muoversi con relativa facilità permettendo, grazie alle loro descrizioni, una maggiore conoscenza dei territori attraversati.
L’unico centro di una certa importanza fu proprio l’antica Karakorum, i resti della quale oggi si trovano nelle vicinanze della cittadina di Kharkhorin, capitale del regno per poche decine di anni fino a quando Kublai Khan, nipote di Gengis Khan spostò la capitale a Pechino. Essendo la capitale del regno mongolo, fu mèta di commercianti, artigiani e dignitari provenienti sia dall’Asia che dall’Europa.
Oggi dell’antica città che fu distrutta dai Ming nel 1368 non resta quasi nulla ma la visita a Kharkhorin merita di essere fatta per il monastero Erdene Zuu, considerato il primo monastero buddista della Mongolia e costruito, secondo la tradizione, proprio con le macerie di Karakorum.
Naturalmente un viaggio in Mongolia non può non tenere conto dei suoi paesaggi unici al mondo, della maestosità degli spazi aperti e delle steppe, dei deserti e delle montagne, immersi in una “solitudine” che permette ad ogni visitatore di vivere questo paese in modo completamente diverso rispetto alle altre mète turistiche.
Di seguito il link ai nostri viaggi in Mongolia.
IX parte – continua