I tunnel di Cu Chi sono una vasta rete sotterranea di gallerie, che si trova fuori dalla città di Saigon (oggi Ho Chi Minh), a sud dell’area del cosiddetto Triangolo di Ferro. Il Triangolo di Ferro era un’area di circa 155 km² nella provincia di Binh Duong nella zona meridionale del Vietnam, così definita a causa della forte attività del Viet Minh durante la guerra d’Indocina.
I tunnel vennero usati inizialmente negli anni quaranta, dai guerriglieri Viet Minh, durante la lotta contro le forze francesi e successivamente, durante gli anni sessanta e settanta dai Viet Cong, che combattevano contro le forze del Vietnam del Sud e degli Stati Uniti.
Quest’area, infatti, rimase una roccaforte delle forze comuniste anche durante la guerra del Vietnam; i reparti viet cong nel corso del conflitto mantennero costantemente il controllo della regione nonostante le ripetute operazioni di ricerca e distruzione sferrate dalle truppe americane che raggiunsero solo risultati del tutto transitori senza intaccare realmente il predominio viet cong.
Questi tunnel hanno avuto un ruolo strategico fondamentale nel mantenere la guerra di sfinimento contro gli Stati Uniti, che proprio a Cu Chi avevano una delle basi più grandi, ed hanno svolto un ruolo fondamentale nella preparazione all’offensiva del Têt che sancì l’inizio del disimpegno americano in Vietnam.
Fu una truppa di ingegneria specializzata australiana, 3 Field Troop, sotto il comando del capitano Alexander “Sandy” MacGregor che, per prima, si avventurò nei tunnel, trovando munizioni, apparecchiature radio, forniture mediche, cibo e segni di notevole presenza Viet Cong. Gli australiani rivelarono per la prima volta l’immenso significato militare dei tunnel.
I tunnel di Củ Chi furono notati allora dai funzionari degli Stati Uniti, che riconobbero i vantaggi che i Viet Cong avevano con questo sistema e così lanciarono diverse importanti campagne per cercare e distruggere il complesso dei tunnel. Tra le più importanti ci furono l’Operazione Crimp e l’Operazione Cedar Falls ma entrambe non dettero i risultati sperati.
In particolare, nel 1967, il generale Westmoreland tentò di lanciare un assalto più ampio su Củ Chi e sul triangolo di Ferro dando luogo all’operazione Cedar Falls, simile alla precedente operazione Crimp ma su scala più ampia con circa 30.000 soldati impiegati. Nonostante la scoperta del quartier generale del distretto Viet Cong di Củ Chi, contenente documenti riguardanti tutti i tipi di strategia militare vietcong e tattiche di guerriglia, mappe delle basi statunitensi, resoconti dettagliati del movimento ribelle dalla Cambogia al Vietnam, elenchi di simpatizzanti politici e persino piani per tentativi di assassinio di alte cariche militari statunitensi, la zona non fu mai completamente bonificata per tutto il corso della guerra.
Sebbene Cu Chi ospitasse la più importante delle tre basi logistiche della 25th Infantry Division (Esercito USA) di stanza vicino a Saigon, per diverso tempo proprio i tunnel al di sotto della base furono utilizzati per operazioni di sabotaggio.
Nel 1969, gli aerei B-52 furono liberati dai bombardamenti del Vietnam del Nord e iniziarono a bombardare a tappeto Củ Chi e il resto del Triangolo di Ferro. Verso la fine della guerra, alcune gallerie furono bombardate così pesantemente che alcune parti crollarono e altre furono scoperte. Ma i bombardamenti non sono stati in grado di distruggere la maggior parte di quei tunnel.
Aiutando a spostare di nascosto rifornimenti e truppe, i tunnel di Củ Chi hanno permesso ai combattenti nordvietnamiti di sopravvivere nella zona del Vietnam del Sud, aiutare a prolungare la guerra e, soprattutto, aumentare sia i costi che le vittime degli Stati Uniti fino a causare il ritiro statunitense, iniziato nel 1973, e la sconfitta finale del Vietnam del Sud nel 1975.
La vita nei tunnel di Cu chi
I soldati americani usarono il termine “Black Echo” per descrivere le condizioni all’interno dei tunnel. Per i Viet Cong la vita nei tunnel era spaventosa. Aria, cibo e acqua scarseggiavano e le gallerie erano infestate da formiche, millepiedi velenosi, serpenti, scorpioni, ragni e roditori. La maggior parte delle volte, i soldati trascorrevano la giornata nei tunnel lavorando o riposando e uscivano solo di notte per cercare rifornimenti, curare i raccolti o affrontare il nemico in battaglia. A volte, durante i periodi di pesanti bombardamenti o di movimento delle truppe americane, erano costretti a rimanere sottoterra per molti giorni alla volta. La malattia era dilagante tra le persone che vivevano nei tunnel, in particolare la malaria, che era la seconda causa di morte dopo le ferite in battaglia.
I tunnel di Cu Chi erano maleodoranti e nel pomeriggio diventavano così caldi che gli abitanti si dovevano sdraiare sul pavimento per avere abbastanza ossigeno per respirare. L’oscurità era assoluta e alcuni abitanti a lungo termine soffrirono di cecità temporanea quando emersero alla luce. Tuttavia i tunnel erano molti stretti, adatti alla corporatura minuta dei vietnamiti e sarebbe stato impossibile per gli americani ben più robusti accedervi.
In pratica i tunnel si possono definire come una grande opera di ingegneria che, grazie anche alla tenacia e all’orgoglio di un popolo mai domo, ha portato alla vittoria contro l’esercito più forte del mondo.
I tunnel di Cu Chi come attrazione turistica
Il complesso di tunnel di Củ Chi, lungo circa 120 km, è stato preservato dal governo del Vietnam e trasformato in un parco commemorativo di guerra con due diversi siti di visita, Ben Dinh e Ben Duoc.
Il sito di Ben Duoc contiene parte del sistema di tunnel originale mentre il sito di Ben Dinh, più vicino a Saigon, ha ricostruzioni di tunnel, alcuni dei quali sono stati ampliati per accogliere i turisti. I visitatori, infatti, sono invitati a “strisciare” nelle parti più sicure del sistema di tunnel per poter provare, anche se per pochi momenti, le condizioni di vita dell’epoca. In entrambi i siti, nei tunnel sono state installate luci a bassa potenza per facilitare il viaggio attraverso di essi,
Oggi alcune sezioni interne dei tunnel, come ad esempio i locali che fingevano da cucina oppure le sale riunioni operative, sono aperte e visitabili dai turisti: le gallerie di raccordo però, pur essendo state ampliate per le corporature dei turisti occidentali, sono alte circa 1,2 metri e larghe 80 cm. Chi decide di percorrere i tratti visitabili deve comunque rannicchiarsi e strisciare attraverso cunicoli stretti: per questo motivo sono altamente sconsigliate a chi soffre di claustrofobia.
Sicuramente la visita a questi siti permetterà al viaggiatore di “vivere” un pezzo di storia contemporanea oltre a conoscere il fiero e orgoglioso spirito del popolo vietnamita.
Di seguito il link ai nostri viaggi in Vietnam per scoprire i tunnel di Cu Chi: