Proseguiamo l’articolo con un breve resoconto degli avvenimenti storici che si sono susseguiti lungo la rotta della Via della Seta.
L’impero romano
Non si ha certezza sulle modalità con le quali i romani entrarono in contatto per la prima volta con la seta cinese. Secondo alcune interpretazioni degli studiosi, fu Giulio Cesare, di ritorno dall’Anatolia, a portare alcune bandiere di questo nuovo e meraviglioso tessuto che suscitò grande interesse. Secondo altre interpretazioni, invece, queste bandiere arrivarono a Roma dopo la disfatta di Crasso nel 53 a.C.
In realtà, subito dopo la conquista romana dell’Egitto nel 30 a.C., le comunicazioni e il commercio regolari tra il lontano oriente, l’Asia centrale, l’India, il Medio Oriente, l’Africa e l’Europa fiorirono su una scala senza precedenti. La causa fu che l’Impero Romano ereditò le rotte commerciali orientali che facevano parte della Via della Seta dalle precedenti potenze ellenistiche: con il controllo di queste rotte commerciali, i cittadini dell’Impero Romano vennero a contatto con nuovi prodotti considerati di lusso e, in generale, videro accrescere la prosperità per l’Impero nel suo insieme.
Tuttavia, una cosa è assolutamente certa: dal momento in cui Roma entrò in contatto con la seta, ne divenne uno dei maggiori importatori e consumatori. I romani erano talmente tanto dipendenti dalla seta che a Roma questa stoffa veniva valutata e acquistata a un prezzo maggiore del corrispettivo peso in oro, facendo uscire dalle tasche dell’impero ingenti quantità di denaro.
Per questo motivo, il senato romano fu costretto ad emanare, invano, diversi editti per proibire alle donne ,ma anche agli uomini, di indossare la seta. Il tessuto sarebbe infatti stato considerato decadente e immorale. Ma il vero motivo di questi editti era la quantità di oro che Roma era costretta a pagare per poter ottenere questo prezioso tessuto, senza avere un analogo ritorno dal punto di vista economico
Caduta dell’impero romano d’occidente e proseguimento dei commerci verso oriente
Nonostante un periodo relativamente lungo di pace, periodo definito come la pax romana, l’Impero romano, dopo la morte dell’imperatore Antonino Pio, iniziò a subire una serie di attacchi su più fronti lungo tutti i confini dello sterminato territorio. Nonostante diversi tentativi di respingere queste invasioni, soprattutto grazie all’opera di Marco Aurelio, l’operato di Diocleziano nel 286 d.C., sancì la divisione amministrativa tra oriente ed occidente allo scopo di salvaguardare quello che restava dell’impero romano, il quale era funestato oltre che invasioni, anche da epidemie che, come risultato, portavano ad un sempre maggiore l’indebolimento delle strutture governative, inizio della decadenza definitiva dell’impero romano.
Nel 395 fu poi l’imperatore Teodosio che divise definitivamente l’impero romano in due parti che lasciò ai suoi figli Arcadio ed Onorio: il primo fu nominato a capo della parte orientale, il secondo della parte occidentale. Da questo momento in poi la divisione divenne definitiva.
Allo stesso tempo, nell’impero cinese, la dinastia Han stava affrontando una grave crisi, analoga a quella che stava distruggendo l’impero romano. Mentre alle frontiere gli Xiong Nu ed altre popolazioni premevano per conquistare territori, la dinastia Han fu costretta ad affrontare una grande rivolta interna, denominata dei turbanti gialli, che causò il collasso dell’impero e la sua caduta. Il potere reale fu suddiviso allora tra tre capi militari dando luogo al periodo dei tre regni. In pratica, il territorio dell’impero venne suddiviso in tre territori, ognuno sotto il comando di un capo militare, indipendenti tra di loro ma in lotta per la supremazia.
A causa di queste lotte interne e, soprattutto, a causa di queste divisioni e questi scontri, gli scambi commerciali lungo la rotta della via della Seta diminuirono fino ad essere quasi interrotti del tutto.
Nel 476, dopo la caduta dell’impero romano di occidente, l’Europa occidentale era rimasta estremamente frammentata da queste lotte e divisa tra popolazioni barbare; l’impero romano di oriente, invece, grazie alla sua capitale Costantinopoli, e alla sua posizione geografica privilegiata, dominava ancora i traffici commerciali diretti verso il Mediterraneo diventando così il nuovo baricentro degli interessi politici economici e commerciali.
I Bizantini non erano molto interessati a commerciare con l’occidente, ormai impoverito e devastato dalle invasioni barbariche ma preferirono piuttosto stringere contatti commerciali con le nazioni dell’Oriente, tra cui la Cina, dove veniva prodotta la seta. Naturalmente i prodotti che interessavano l’occidente non si limitavano alla sola seta ma anche al tè, ai profumi, al riso, alle medicine, all’avorio, alla porcellana, alle spezie e molto altro ancora. I popoli orientali, e i Cinesi in particolare, privilegiavano prodotti che potevano importare dai Bizantini quali miele, frutta, schiavi, metalli preziosi, armi, animali e molto altro ancora.
In Cina, dopo un periodo caratterizzato da lotte per il potere, emerse la dinastia Tang, che riuscì a porre fine al periodo di guerra e a riunificare politicamente l’impero, dando luogo, almeno nei primi anni di regno, ad un periodo di pace e prosperità. Grazie a questa dinastia, i commerci interni e, soprattutto, esterni lungo la via della Seta ricominciarono ad avere nuova linfa e gli scambi si intensificarono.
Lungo la rotta, infatti, i Tang riuscirono a sconfiggere delle tribù turche che si erano stabilite lungo i territori attraversati dalla via e in questo modo, riuscirono a stabilire dei corridoi sicuri lungo i quali era possibile riprendere di nuovo i commerci. Sicuramente un ruolo importante nel restaurare il tragitto fu dovuto alla Sogdiana, una regione che corrisponde all’incirca all’attuale Uzbekistan e al Tajikistan, un antico regno la cui popolazione era costituita anche da abili mercanti, i quali, pur riconoscendo l’autorità dell’Impero celeste, controllavano, attraverso le proprie colonie, una parte della via della seta e si proposero come intermediari per e con l’impero cinese.
Tuttavia, un grosso ostacolo ai traffici con l’Estremo Oriente era però rappresentato dalla Persia, nemico giurato dell’impero romano di oriente, sul cui territorio era necessario passare per giungere in Cina. Durante i frequenti conflitti tra i romani d’oriente con i persiani Sasanidi, infatti, i traffici con Cina e India non erano sicuri né tantomeno possibili.
L’imperatore Giustiniano cercò di ovviare a questo problema tentando di aprirsi un passaggio per la Cina attraverso la Crimea, e in questa occasione i Bizantini avviarono delle relazioni diplomatiche con le popolazioni Turche, anch’esse venute in conflitto commerciale con i Sasanidi.
Un altro modo con cui Giustiniano cercò di commerciare con la Cina senza passare per la Persia fu giungere via mare passando per il mar Rosso e per l’oceano Indiano. In quest’occasione strinse rapporti commerciali con gli Etiopi del Regno di Aksum. Tuttavia entrambe le vie alternative presentavano inconvenienti: l’oceano Indiano era dominato dai mercanti sasanidi mentre la via asiatica era impervia e piena di pericoli.
Allo stesso modo, però, questa ricerca di alternative sicure favorì lo sviluppo di quelle rotte che compongono il “reticolato” in cui si divide la rotta della via della Seta e sviluppando ancora di più le rotte marittime.
Nel 552 due monaci provenienti da oriente, presumibilmente dalla Cina o da una regione circostante, si recarono a Costantinopoli e svelarono all’imperatore il segreto della produzione della seta. Essi vennero allora incaricati di procurarsi clandestinamente in Cina uova di bachi da seta in modo da portarle a Costantinopoli e permettere ai Bizantini di produrre la seta senza importarla dall’oriente. Il trafugamento ebbe successo, ed effettivamente i bizantini entrarono in possesso dei bachi da seta, ma passarono parecchi anni prima che la seta autoprodotta divenisse sufficiente per soddisfare la domanda interna, cosicché l’importazione di seta dalla Cina attraverso la via della seta continuò ancora per molto tempo. Tuttavia, l’inizio della produzione della seta nell’impero bizantino fece sì che questa diventasse uno dei settori più importanti dell’industria bizantina.
L’influenza islamica
Le popolazioni beduine che abitavano la penisola arabica erano considerate innocue dai due grandi imperi interessati alla zona, ovvero l’impero bizantino e l’impero persiano, ma, all’inizio del VII secolo Maometto riuscì ad unire queste popolazioni creando una vera e propria nazione, unita dalle nuove convinzioni religiose. Alla morte del profeta, in particolare, si assistette ad una veloce quanto inaspettata espansione della nazione araba dovuta alla debolezza dei due imperi, logorati da lotte e conflitti. L’impero bizantino subì delle perdite territoriali piuttosto importanti e soprattutto, dopo la sconfitta nella battaglia navale lungo le coste della Licia nel 655, perse anche la supremazia marittima nel mar mediterraneo. L’impero persiano, invece, sotto la spinta espansionistica araba, fu quello maggiormente colpito poiché nel giro di pochi decenni fu praticamente sostituito dal califfato omayyade: pertanto, il califfato, nel giro di pochissimi anni, si estese in direzione nord, verso l’attuale Iraq e Iran, ma anche in direzione ovest, nell’attuale Egitto e nord Africa e quindi verso il mar Caspio e il Turkmenistan.
Dopo la rivolta e la destituzione, oltre che del massacro, degli Omayyadi, accusati di scarsa devozione religiosa e mire assolutiste, il potere fu preso dagli Abbasidi, i quali regnarono fino al 1258. Il califfato abbaside enfatizzò il valore della conoscenza, dando luogo a quella che fu definita l’età dell’oro della cultura islamica in merito all’arte, architettura, letteratura, scienza e tecnologia; dal punto di vista dei commerci Baghdad divenne la città più importante lungo la via della seta.
Verso oriente, l’espansione dello stato arabo si scontrò con le mire egemoniche dell’impero cinese sul territorio della Transoxiana, all’incirca corrispondente all’attuale Uzbekistan, con lo scopo di controllare le importantissime città di Bukhara e Samarcanda, veri e propri centri nevralgici sulla rotta. Nel 751, con la battaglia del Talas, le truppe del califfato abbaside riuscirono a sconfiggere l’esercito cinese, ponendo fine alla espansione cinese nell’Asia centrale stabilendo, allo stesso tempo, un controllo lungo la parte transoxiana della via della seta.
Nonostante la sconfitta militare cinese, però, i commerci ebbero un momento di grande espansione, dovuto, non solo alla crescita della Cina, ma anche alla crescente domanda di beni e prodotti da parte dello stato arabo. La maggior parte delle merci prendeva la via di Baghdad, la nuova capitale dell’impero arabo e nuovo centro nevralgico commerciale, e si muoveva, in senso opposto, verso Xi’an e Luoyang. Possiamo affermare quindi che la via della seta aveva perso una parte della sua importanza in merito alla totalità della sua lunghezza, perchè la destinazione finale non era più Roma come in precedenza, ma, parallelamente, aveva visto una crescita dei commerci lungo la parte orientale del suo tragitto.
La Cina, l’Asia centrale e il Medio Oriente, con la rotta terrestre e con le nuove rotte marittime, erano diventate il perno dell’intera via della Seta ma nessuna delle nazioni che in quel periodo si erano affermate come predominanti in Asia poteva e riusciva a mantenere una garanzia di continuità ai traffici lungo la totalità della rotta. Inoltre, le vicende interne della Cina, con una marcata instabilità, erano tra le cause dei momenti di maggiore aumento o diminuzione dei traffici e dei commerci lungo la via.
II parte – continua