Sulla scia delle imprese compiute da Genghis khan nei primi decenni del 13° secolo, un altro grande condottiero di origine mongola, Tamerlano, si lanciò, circa centocinquanta anni più tardi, alla conquista di un vasto territorio che dall’India giungeva quasi alle rive del Mediterraneo. Capitale di questo impero fu Samarcanda, la quale raggiunse il suo massimo splendore proprio tra il 14° e il 15° secolo poiché, in quanto capitale, vide la realizzazione di importanti opere monumentali, come la suggestiva necropoli di Shah-i-Zinda e la moschea di Bibi Khanum, edificio grandioso che, all’epoca, era una delle più grandi moschee del mondo.
Nato nel 1336 nei pressi di Samarcanda a Kish (oggi Shakhrisabz nell’attuale Uzbekistan), Tamerlano discendeva da una tribù turco-mongola. Egli fu il fondatore della dinastia timuride e l’artefice della restaurazione dell’Impero mongolo di Genghis khan attraverso la conquista di vasti territori dell’Asia continentale. A dispetto del suo nome (Tamerlano è infatti la forma occidentalizzata del nome Timur Lang, che significa Timur lo Zoppo), egli fu un abilissimo e feroce comandante militare che mise a ferro e fuoco città e imperi.
La sua ascesa al potere cominciò nella sua regione, che fu conquistata tra il 1364 e il 1370 e della quale, dopo aver spodestato il legittimo sovrano, si fece proclamare solennemente khan, erede ideale del grande Genghis khan. Per consolidare il suo potere Tamerlano si sbarazzò rapidamente dei khanati vicini e si lanciò alla conquista del debole Impero persiano, diviso tra diverse dinastie.
Tra il 1381 e il 1385 occupò la Persia, l’Azerbaijan, l’Iraq, l’Armenia, la Georgia. Le campagne vittoriose di Tamerlano provocarono la reazione del mongolo Toqtamish, altro discendente di Genghis khan. Questi attaccò ripetutamente i territori di Tamerlano impegnandolo in una difficile campagna nelle steppe asiatiche e nella Russia meridionale. Sconfitto Toqtamish, le truppe di Tamerlano si riversarono in Russia saccheggiandola per un anno.
Nel 1398 Tamerlano conquistò con facilità tutta l’India settentrionale e subito dopo si lanciò verso Occidente scontrandosi con il sultano ottomano Bayazid I. Dopo aver conquistato Aleppo e Damasco, Tamerlano sconfisse il sovrano ottomano ad Ankara in una battaglia campale (luglio 1402), arrestando temporaneamente l’ascesa della potenza ottomana.
Rientrato a Samarcanda, Tamerlano morì mentre progettava la conquista della Cina (1405).
Personaggio controverso, nei suoi quasi settant’anni di vita si affermò come il conquistatore più feroce della storia e, in base a quanto raccontato dai suoi nemici, il più sanguinario di tutti i tempi. Fu un genio dell’arte militare, ebbe la capacità di controllare un esercito sterminato composto da cavalieri nomadi provenienti dai quattro angoli dell’Asia e di condurli di vittoria in vittoria in alcune delle più grandi battaglie del medioevo.
Le stragi delle popolazioni (stimate da alcuni studi demografici fino a 17 milioni di vittime fra civili e militari, circa il 5% della popolazione mondiale allora esistente) hanno un confronto solo con le precedenti invasioni dei mongoli di Gengis Khan. Diversamente da questi però, fu anche protettore di poeti, scienziati e artisti tanto che, sotto di lui, la sua capitale, Samarcanda, ebbe una fioritura monumentale, ed è, ancora oggi, una delle città più belle ed interessanti dell’intera Asia.
Di seguito il link ai nostri viaggi in Uzbekistan per scoprire i luoghi dove visse Tamerlano: